Queste cose sono cambiate nel panorama ecclesiastico dopo il Concilio Vaticano II! I lettori giovani e meno giovani non sanno o non ricordano niente dei vecchi riti della Settimana Santa, per cui abbiamo deciso di ripercorrerli rapidamente.
Fino al 1970, in Cattedrale ed in tutte le parrocchie, la celebrazione della Risurrezione avveniva alle ore 11 del Sabato Santo. A quell’ora le campane della città suonavano contemporaneamente per dare l’annuncio della Resurrezione di Cristo. I muratori erano soliti preparare carri allegorico-religiosi che sfilavano per le strade principali. Sono stato testimone di un fatto “miracoloso”. Si diceva che i bambini di un anno, alle 11 del Sabato Santo, al suono delle campane, cominciassero a camminare. Verso quell’ora del Sabato Santo del 1955, nel cortile della casa di un amico cercavo di far camminare la figlia Adele, nata nell’aprile dell’anno prima. Al suono della campane, la bimba che ha ora 49 anni, da me sollecitata col caratteristico “Iann, iann!” ha cominciato a camminare, prima barcollando, poi con sicurezza. Sarà stato il caso…? Nei tre giorni prima della Settimana Santa, in ogni chiesa, alla sera, si svolgevano i riti delle “tenebre”, ai quali partecipavamo molti ragazzi…interessati. In chiesa le luci erano fioche. C’era un candelabro con 12 candele che venivano spente una alla volta, dopo il canto di ogni “lamentazione”. I canonici cantavano con voce nasale, roca e lamentosa. Tutti aspettavano l’esibizione dell’arciprete don Matteo Mancini e del mensionario don Luigi de Luca. Il primo cantava con voce nasale ed il secondo con voce tremolante. L’ultimo canto era il Miserere e poi si spegneva l’ultima candela. Era il momento tanto atteso da noi ragazzi: il terremoto! Approfittando del buio totale, sbattevamo banco contro banco creando un enorme fracasso. Subito dopo si accendevano le luci ed il…terremoto cessava per incanto. Un altro spettacolo interessante era la consacrazione dell’Olio Santo e del Crisma durante la Messa “In coena Domini” del Giovedì Santo. Il Vescovo consacrava le due sostanze e poi tutti i sacerdoti presenti dovevano percorrere una quindicina di metri per cantare prima “AVE SANCTUM OLEUM” e poi “AVE SANCTUM CHRISMA”. E giacché i sacerdoti erano per lo più vecchi e stonati, vi lascio immaginare lo…spettacolo. Anche quando le sacre funzioni si svolgevano di notte, quando il celebrante intonava il GLORIA IN EXCELSIS DEO, si apriva il panno viola e compariva la statua di Cristo risorto. Ormai le statue del Risorto sono diventate pezzi da museo! Nel pomeriggio del Giovedì Santo, fino alla Resurrezione, si “legavano” le campane, per cui le diverse funzioni erano annunciate dalle “tarocele”, tavolette di legno di circa cm 50 x 30 con un’impugnatura. Sulle due facciate erano sistemate delle maniglie mobili che sbattevano sul legno e producevano un rumore caratteristico. Per tutta la Quaresima i crocifissi e le statue dei Santi erano ricoperti da un panno viola. Per tanti anni, prima che lasciasse l’incarico di parroco per motivi di salute, mio fratello don Luigi Tota organizzava la cerimonia della Resurrezione in maniera spettacolare. Sull’altare maggiore creava una specie di tomba dietro cui c’era la statua del Cristo posta su un marchingegno. Al momento opportuno, il sacrestano azionava una manovella e la statua saliva lentamente fra nubi d’incenso, tuoni prodotti da effetti speciali e lampi di archi voltaici. Quando la statua raggiungeva il culmine, si accendevano tutte le luci, si liberavano alcune colombe ed il celebrante intonava il Gloria.
Una quindicina di anni fa, un vecchietto ubriaco, in Cattedrale, commentava ad alta voce le letture bibliche. Cercai di calmarlo ma fu fatica vana. Lo invitai a seguirmi e lo accompagnai nel tunnel che mette in comunicazione la cappella del Sacramento col presbiterio. Pensavo che il tunnel fosse illuminato ma non lo era e il vecchio cominciò a protestare ad alta voce. Lo accompagnai allora verso l’uscita ma in quel momento sentì il canto del Gloria e si affacciò verso l’altare maggiore per vedere l’apertura del panno viola che manifestava il Cristo. Ma quell’usanza era ormai cessata da anni per cui, ritenendosi…defraudato, cominciò ad alzare le mani nei miei confronti. Venne in mio aiuto un giovane che, mostrando un tesserino, se lo portò via. Il giorno seguente quel giovane mi fermò: era un mio ex alunno, carabiniere, che avevo perso di vista. Mi disse: «Non potevo permettere che alzasse le mani contro il mio maestro! Stanotte l’ho accompagnato in caserma ma il piantone mi ha consigliato di accompagnarlo a casa sua».
a cura di Domenico Tota
articolo già pubblicato su La Gazzetta di San Severo, 10/04/2004